mercoledì 26 ottobre 2011

Tecnologia e Privacy - Ubriaco di cellulare, finalmente l'ho spento

Amo la tecnologia e l'acquisto di un telefonino portatile voleva dire per me essere al passo coi tempi. Lo scelsi minuscolo, di facile utilizzo e multifunzionale ma mi proposi di usarlo solo per necessità. Mi infastidivano l'uso smisurato e boccaccesco fatto da tanti.
All'inizio, l'obiettivo di brevi telefonate con una spesa modesta sembrò appagare il mio desiderio. Poi, mi accorsi di avere perso il controllo della situazione, di esserne in pratica diventato succube. La gara per avere il telefonino più caro e più sofisticato era diventata un'ossessione.
Il primo sussulto lo ebbi nel 2004 al ricevimento di sms della presidenza del Consiglio dei ministri che comunicava le date delle votazioni. Mi sono sentito spiato, aggredito nella mia riservatezza. Non capivo lo scopo del messaggio e non sapevo come oppormi, nonostante fosse una violazione della legge sulla privacy.
Piano piano incominciai a diradare le telefonate e a prendere coscienza dell'inutilità del mezzo. Da allora, non sempre lo portavo con me. La fine della sbronza è avvenuta nel 2005 al ricevimento di un nuovo sms governativo. Ero informato di non andare a Roma per i funerali del Papa a causa del blocco di tutte le strade.
Rimasi sconcertato anche se l'invio poteva essere dettato da un evento di eccezionale urgenza. La gravità di tale invio si era in ogni caso verificata per la seconda volta.
Mi sono reso conto che i nostri dati possono essere manipolati e sono facilmente vulnerabili.
Allora ho scelto il male minore: ho spento il telefonino e l'ho chiuso nel cassetto.

(Vasco Pardini)

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