martedì 15 maggio 2012

APPROVAZIONE STATUTO DEL NUOVO MOVIMENTO CIVICO FOLLONICA LIBERA

Nell'assemblea di lunedi 14 maggio 2012, e' stato approvato lo statuto che vedra' nascere la nuova associazione FOLLONICA LIBERA. Manca ancora da decidere definitivamente per il LOGO tra le bozze sviluppate.


 
 STATUTO

Art.1
Denominazione, simbolo e sede
E’ costituita l’associazione politica: “FOLLONICA LIBERA” con sede in Follonica (GR). Il simbolo e’ un cerchio con contorno nero con al centro la scritta FOLLONICA LIBERA in fascia bianca in mezzo a due fasce arancioni.
Art.2
Finalita’
L’associazione ha lo scopo di promuovere attività di carattere politico in modo trasversale agli attuali schieramenti, col fine di sollecitare la partecipazione popolare e l'impegno sociale e civile dei cittadini che hanno a cuore la citta’ di Follonica.
Art. 3
Adesione
L’adesione all’associazione “FOLLONICA LIBERA” è aperta a tutte le persone che ne accettino lo statuto. La qualità di componente dell’associazione si acquisisce a seguito di domanda, del versamento della quota sociale e successiva accettazione da parte dell’Assemblea dei soci fondatori. Tale qualità comporta il diritto di partecipare all'Assemblea generale con diritto di voto e di candidarsi per il Consiglio direttivo.
Art.4
Organi
Sono organi dell'Associazione l'Assemblea generale , il Consiglio direttivo e l’Assemblea dei soci fondatori
L'Assemblea generale è l'organo sovrano dell’associazione. Si riunisce con frequenza mensile. Ne fanno parte tutti gli iscritti. L'Assemblea elegge il Coordinatore. Discute e delibera sull'azione politica dell’associazione e su ogni altro argomento proposto dal Consiglio direttivo. Gli avvisi di convocazione saranno inviati dal Coordinatore in via informale a mezzo s.m.s. o posta elettronica. Il Consiglio direttivo  e’ composto dal Coordinatore e da un numero variabile di componenti nominati  dall’Assemblea generale, tra i quali ci sono un Vicecoordinatore  e un Tesoriere. Si riunisce con frequenza settimanale. Il Consiglio direttivo amministra l’associazione per ogni aspetto patrimoniale, esegue le delibere dell'Assemblea, organizza le iniziative politiche. L'Assemblea dei soci fondatori e’ costituita dai soci fondatori. Delibera a maggioranza delle modifiche del presente Statuto e dell'eventuale scioglimento dell’associazione. Decide a maggioranza l’accettazione di nuovi iscritti e puo’ escludere un iscritto per motivi di incompatibilità con giudizio insindacabile.
Art.5
Patrimonio
L’associazione non ha fini di lucro. Può avere un patrimonio derivante da quote associative, conferimenti, donazioni, contributi e entrate straordinarie. II patrimonio è amministrato dal Consiglio direttivo, secondo le indicazioni dell'Assemblea generale. La responsabilità patrimoniale per le obbligazioni dell’associazione ricade sul patrimonio dello stesso, e in via sussidiaria e solidale sui componenti del Consiglio che abbiano deliberato le relative spese.
Art.6
Rinvio
Per tutto quanto non previsto dal presente Statuto, si rinvia alle norma di legge vigenti per le associazioni non riconosciute senza fini di lucro.


domenica 6 maggio 2012

A proposito di Follos: una critica costruttiva


Un vestito piu' vicino alla realta' dei nobili dell'epoca rispetto a quello dei figuranti


A proposito di Follos: una critica costruttiva

Premetto di essere completamente favorevole a qualsiasi rappresentazione storica che considero un “libro vivente” dal quale ogni osservatore puo’ imparare qualcosa. Tutto questo a patto che si ricerchi con meticolosita’ di ricostruire in modo corretto la verita’ storica. E’ qui che mi accingo a fare alcune critiche. In tutta la storia umana il modo di vestire ha sempre significato qualcosa. In particolare prima della rivoluzione francese (1799) esistevano dei rigidi schemi (con tanto di severe condanne per chi non li rispettava) che decidevano quali fossero i tessuti e i colori che potevano essere portati dalle tre classi esistenti: nobilta’, borghesia e clero. Successivamente alla rivoluzione i pantaloni lunghi, come noi li portiamo oggi, diventeranno l’uniforme della nuova classe emergente, la borghesia, diventando simbolo di liberta’. Questo tipo di abbigliamento è ovviamente avversato da tutte le monarchie d’Europa che si affrettano a reprimerlo con multe o pubblici tagli di pantaloni lunghi. E’ ovvio che quindi in una cerimonia ufficiale, anche se di secondissimo piano, quale quella della rievocazione follonichese del 1838, gli abbigliamenti maschili dei nobili dell’epoca avessero culotte, scarpe con le fibbie, pizzi, parrucche e vestiti con colori vivaci e non il tradizionale vestito scuro giacca e pantalone. Inoltre c’e’ da notare quanto la figura del Granduca, magro, altissimo e longilineo e con una capigliatura talmente bionda tanto da valergli l’appellativo popolare di “Re canapone”, sia in contrasto con la corporatura dei vari figuranti succedutisi negli anni, completamente diversi da tali teutoniche fattezze. Ma indipendentemente dagli errori scenografici, facilmente migliorabili, quello che trovo fuori luogo e’ il far passare in modo positivo la figura del Granduca. Avere la memoria corta e’ un grave difetto. Canapone fu un monarca piu’ che modesto, a differenza del nonno Pietro, e ebbe sulla coscienza diverse morti. Era malvisto dal popolo perche’ straniero. Nelle cerimonie ufficiali si cantava un’inno (detto appunto “La Leopolda”) in tedesco. Dopo l’insurrezione e la dichiarazione di Repubblica delle citta’ toscane di Firenze, Lucca, Pisa e Livorno, lo stesso Leopoldo II fuggi in Austria chiedendo aiuto all’esercito austiaco. Il 10 e 11 maggio del 1849, a Livorno, si combattè contro 12.000 austriaci inviati allo scopo di riportare l'ordine asburgico in Toscana. Qualche centinaio di uomini, tra i quali ufficiali democratici italiani e stranieri, repubblicani toscani, artigiani, commercianti, lavoratori, intellettuali, sacerdoti livornesi si batterono per l'indipendenza e la libertà italiana. Furono fucilate sul posto e senza processo piu’ di 800 persone. Dobbiamo ricordare che se noi oggi abbiamo tutti quanti gli stessi diritti indipendentemente dal nostro cognome e’ solo grazie al sacrificio di coloro che diedero la vita per “cacciare” la nobilta’ e i loro soprusi. Forse varrebbe la pena di fare cenno alla storia dell’ottocento parlando ai giovani di Socci, Mazzini, Cattaneo, in modo che non restino solo dei semplici nomi di piazze. Varrebbe la pena che in chiesa si dedicasse una preghiera non tanto al discutibile monarca, ma soprattutto alle sue vittime innocenti.

Riccardo D’Ambra