domenica 6 maggio 2012

A proposito di Follos: una critica costruttiva


Un vestito piu' vicino alla realta' dei nobili dell'epoca rispetto a quello dei figuranti


A proposito di Follos: una critica costruttiva

Premetto di essere completamente favorevole a qualsiasi rappresentazione storica che considero un “libro vivente” dal quale ogni osservatore puo’ imparare qualcosa. Tutto questo a patto che si ricerchi con meticolosita’ di ricostruire in modo corretto la verita’ storica. E’ qui che mi accingo a fare alcune critiche. In tutta la storia umana il modo di vestire ha sempre significato qualcosa. In particolare prima della rivoluzione francese (1799) esistevano dei rigidi schemi (con tanto di severe condanne per chi non li rispettava) che decidevano quali fossero i tessuti e i colori che potevano essere portati dalle tre classi esistenti: nobilta’, borghesia e clero. Successivamente alla rivoluzione i pantaloni lunghi, come noi li portiamo oggi, diventeranno l’uniforme della nuova classe emergente, la borghesia, diventando simbolo di liberta’. Questo tipo di abbigliamento è ovviamente avversato da tutte le monarchie d’Europa che si affrettano a reprimerlo con multe o pubblici tagli di pantaloni lunghi. E’ ovvio che quindi in una cerimonia ufficiale, anche se di secondissimo piano, quale quella della rievocazione follonichese del 1838, gli abbigliamenti maschili dei nobili dell’epoca avessero culotte, scarpe con le fibbie, pizzi, parrucche e vestiti con colori vivaci e non il tradizionale vestito scuro giacca e pantalone. Inoltre c’e’ da notare quanto la figura del Granduca, magro, altissimo e longilineo e con una capigliatura talmente bionda tanto da valergli l’appellativo popolare di “Re canapone”, sia in contrasto con la corporatura dei vari figuranti succedutisi negli anni, completamente diversi da tali teutoniche fattezze. Ma indipendentemente dagli errori scenografici, facilmente migliorabili, quello che trovo fuori luogo e’ il far passare in modo positivo la figura del Granduca. Avere la memoria corta e’ un grave difetto. Canapone fu un monarca piu’ che modesto, a differenza del nonno Pietro, e ebbe sulla coscienza diverse morti. Era malvisto dal popolo perche’ straniero. Nelle cerimonie ufficiali si cantava un’inno (detto appunto “La Leopolda”) in tedesco. Dopo l’insurrezione e la dichiarazione di Repubblica delle citta’ toscane di Firenze, Lucca, Pisa e Livorno, lo stesso Leopoldo II fuggi in Austria chiedendo aiuto all’esercito austiaco. Il 10 e 11 maggio del 1849, a Livorno, si combattè contro 12.000 austriaci inviati allo scopo di riportare l'ordine asburgico in Toscana. Qualche centinaio di uomini, tra i quali ufficiali democratici italiani e stranieri, repubblicani toscani, artigiani, commercianti, lavoratori, intellettuali, sacerdoti livornesi si batterono per l'indipendenza e la libertà italiana. Furono fucilate sul posto e senza processo piu’ di 800 persone. Dobbiamo ricordare che se noi oggi abbiamo tutti quanti gli stessi diritti indipendentemente dal nostro cognome e’ solo grazie al sacrificio di coloro che diedero la vita per “cacciare” la nobilta’ e i loro soprusi. Forse varrebbe la pena di fare cenno alla storia dell’ottocento parlando ai giovani di Socci, Mazzini, Cattaneo, in modo che non restino solo dei semplici nomi di piazze. Varrebbe la pena che in chiesa si dedicasse una preghiera non tanto al discutibile monarca, ma soprattutto alle sue vittime innocenti.

Riccardo D’Ambra


3 commenti:

  1. A proposito delle critiche ( sempre ben accette da parte di chi propone miglioramenti sostanziali), mi fa piacere ricordare che, nella scelta e nella manifattura degli abiti ci siamo avvalsi di una ricerca storica sui costumi del 1835/ 1845 nel Granducato di Toscana e della maestria di una stilista teatrale. In quanto alle fattezze umane del Granduca ci dispiace non poter vestire un teutonico doc ( ci serviamo di ciò che passa il convento e di chi è disponibile a darci una mano ). Riguardo poi alla figura del Granduca, nelle intenzioni della rievocazione storica c'è solo la volontà di ricordare l'evento del maggio 1838 a Follonica e non esaltare o denigrare l'operato del regnante. Questo aspetto potrebbe essere sollevato e descritto da altri che , volendo arricchire l'evento della rievocazione storica, volessero organizzare una conferenza/dibattito sul periodo e sull'operato del Granduca. A riguardo vorrei ricordare che in tutte le rievocazioni storiche d'Italia e d'Euripa si cerca sempre di rivivere la parte piacevole/spettacolare di un evento ( a meno che non si rievochi una rivoluzione o un martirio ) . Non mi risulta che durante il Palio di Siena, o la Giostra del Saracino o il Palio di Asti o qualsiasi altra rievocazione si cerchi la critica ai regnanti o alla politica del tempo. Antonino Vella

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    1. Arrivare a paragonare il palio di Siena e la sua meticolosita' storica alla rievocazione follonichese fa sorridere. Comunque non e' proprio la stessa parlare del medioevo o del rinascimento e della figura di Leopoldo II. Immagino che se si facesse una rievocazione storica sul Duce e magari si dipingesse come un santo ... probabilmente qualcuno si risentirebbe!

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  2. Premesso che è mia abitudine rispettare tutte le opinioni, da figurante, quest'anno anche attiva (purtroppo in piccolissima parte) nell'organizzazione, mi permetto di risentirmi: lo scopo di Follos non è celebrare il Granduca, ma un evento fondamentale nella storia di Follonica.
    Criticare chi si sbatte per settimane, se non mesi, per organizzare uno dei pochissimi eventi peculiari di Follonica, è giusto solo quando è costruttivo: credo pertanto che se si vuole farlo, si debba prima di tutto presentare un'alternativa, cosa che ad oggi non è ancora stata fatta.
    Se si vuole un Granduca con fattezze più teutoniche, bene presentatecelo: credo che se venisse proposta una persona che possa impersonarlo in ogni occasione, e questa avesse intenzione di impegnarsi, non credo che nessuno direbbe di no.
    Se si vuole presentare la persona del Granduca da un punto di vista storico,
    benissimo, cercare di ampliare l'evento dalla semplice sfilata a un appuntamento culturale, penso sarebbe più che ben accetto, essendo certamente un accrescimento e un miglioramento.
    Il problema è un altro: NESSUNO e sottolineo NESSUNO, si propone per affiancare o per proporre nuove idee e strade percorribili.
    Forse, da fuori, è più facile criticare e giudicare, ma ripeto le critiche sono accettabili solo se propositive, non fatte solo per parlare....
    Il suo intervento è di domenica 6 maggio, data originaria dell'evento, ma che in realtà era già stato posticipato ad altra data. E' stato estremamente faticoso ricominciare tutto da capo, riprogrammare tutto, per non parlare dell'aspetto prettamente economico...... E' vero, i costumi non sono esattamente del 1838 (ma se permette neppure quello sopra pubblicato, che rappresenta la moda maschile di circa 30-40 anni prima: assomiglia molto ad uno degli abiti di scena di "Mozart", il film pluripremiato con gli OScar.......nel 1838 le parrucche, le ghette ecc... erano già sparite), ma vi consiglio di guardarvi la serie dei film di Sissi, che coprono il periodo storico dal 1840 al 1850....... sono molto......ma molto simili ai nostri.....forse non siamo totalmente astorici.......
    Aspetto con molto piacere di ricevere una telefonata dal Dott. D'Ambra, che essendo il mio dentista, ha il mio numero di telefono: farò in modo che venga coinvolto direttamente lui, o qualcun altro della Vostra Associazione, nell'organizzazione del prossimo anno, sarà per me un vero piacere farlo, così che le Vostre critiche, diventino apprezzabili miglioramenti. Sono sicura che tutto questo altro non servirà che a far crescere ancora di più una manifestazione che quest'anno, con la sfilata in notturna, ha riscosso un grandissimo successo, apprezzata da tanti follonichesi che non l'avevano, purtroppo, ancora scoperta, e soprattutto da tantissimi turisti, che per tutto il percorso ci hanno riempito di graditissimi complimenti......
    Attendo Vostre notizie, Anna Guarguaglini

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