sabato 24 settembre 2011

ASPETTI DELL'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Pubblichiamo con piacere l'articolo inviatoci dall'opinionista Vasco Pardini.




Prato 15/09/11


L’Italia, terra di emigranti sin dagli inizi dell’Ottocento, è diventata da circa 35 anni terra di immigrazione, di speranze  e molto spesso di tragedie di uomini, donne e bambini che approdano nel nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore per loro e per le loro famiglie. Parlare di immigrazione, sia essa clandestina e non, non vuol dire parlare di numeri e di statistiche ma raccontare vicende vere e realmente vissute. Le recenti cronache isolane hanno messo in luce gli aspetti pietosi, drammatici e spettacolari di questo fenomeno che ha commosso e colpito profondamente l’animo del grande pubblico. Il fenomeno dell’immigrazione è ampio, complesso e difficile da gestire. E’ un problema di coscienza ed occorre presentarlo in maniera corretta, senza pregiudizi e  fini demagogici,  per non generare  conflitti  tra le parti sociali.

Non sono d’accordo quando si parla di immigrati associati alla cronaca nera, né quando si abbina l’immigrazione al tema della sicurezza e legalità. Troppo spesso si legge sui giornali che i marocchini prima e gli albanesi e i romeni  ora, sono i maggiori responsabili malavitosi operanti nelle nostre città, Comuni e Province. E’ vero che alcuni di questi si sono resi responsabili di fatti odiosi,  atroci e raccapriccianti, ma non tutti gli stranieri si comportano in modo illegale. Conosco molte persone straniere che si sono integrate molto bene, lavorano onestamente, pagano le tasse e rispettano le nostre leggi  e le nostre tradizioni. Chi commette reati di qualsiasi natura, sia esso italiano o straniero, deve essere punito senza se e senza ma: non devono sussistere attenuanti generiche per nessun essere umano!

 La richiesta asfissiante ed incessante della cittadinanza di essere protetta, deriva dalla paura inconscia di ognuno di noi di perdere il proprio benessere, la propria ricchezza, il proprio lavoro ed è per questo motivo che viene addossata la colpa dell’insicurezza al “diverso”, agli stranieri in genere. E’ la cattiva propaganda propinataci dai media e dai politici scorretti e falsi: è bene ricordare che “l’invasore” non  ruba il lavoro a nessuno ma svolge diligentemente quella mansione da noi  rifiutata da tempo!  Gli immigrati servono al nostro Paese per garantirne lo sviluppo e la crescita economica: il loro inserimento contribuisce anche a ringiovanire il nostro Paese senza figli e perciò senza futuro.

I flussi  di immigrazione clandestina provengono nella maggioranza dei casi dalle nazioni africane e sono generati dal loro sottosviluppo, dalla loro disperazione e da guerre e anarchia sociale, mentre dall’Asia sono sorte per il forte sviluppo demografico dei suoi abitanti.  Il fenomeno riguarda in particolare  il sud del Mediterraneo escluse le coste israeliane. Alcuni eminenti studiosi del problema, anziché chiamare “flussi migratori” queste ondate di disperati, usano parlare di “invasione” di persone appartenenti a diversi contesti di origine religioso e civile. A tal fine, si ipotizza  perfino che i Paesi dell’Islam si siano accordati segretamente per porre in difficoltà il popolo cristiano, suo secolare nemico,  invadendo a più riprese il suo territorio per poterlo successivamente trasformare in soggetto politico-religioso.  Non credo assolutamente a questa tesi, ma sono convinto che l’Italia insieme all’Europa deve fare una politica dell’accoglienza con provvedimenti adeguati ed efficaci. Lo straniero richiesto dalle nostre Istituzioni deve essere aiutato e sostenuto nei suoi bisogni, il clandestino e i soggetti che lo sfruttano devono essere condannati. In assenza di una politica ferrea, dura e credibile ci ritroveremo a breve in un area di forte instabilità, con reazioni razziste difficili da sanare.

Mi sono domandato più volte come poter arginare questo fenomeno, quali potrebbero essere le contromisure da adottare. L’Italia è una penisola circondata dal mare e risulta impossibile controllare dai nostri soldati tutte le  coste. L’alternativa sarebbe quella di conferire maggiori poteri normativi alla Marina Militare in alto mare in modo da accelerare il rimpatrio dei clandestini e, di converso, aumentare il nostro parco aereo delle forze di polizia per una migliore sorveglianza. Mi rendo conto che la misura è controproducente ed impopolare ma sostengo che il clandestino non ha alcun diritto perché irregolare. Se in difficoltà, deve essere prima curato e rifocillato e successivamente rimandato, senza falsi pietismi,  nel suo Paese d’origine.

L’altra soluzione, è quella di creare posti di lavoro e migliori condizioni di vita favorevoli all’emigrante nel luogo di origine. Mi rendo conto che, per realizzare questo risultato, l’Europa intera dovrebbe sostenere un costo finanziario altissimo e di difficile attuazione per gli attuali contrasti politici esistenti tra i vari Paesi.

Un’ ultima considerazione. Come ho scritto in precedenza, il fenomeno emigrazione deve essere trattato con un alto senso di  responsabilità e non deve essere l’argomento portabandiera di questo o quel partito politico per creare speculazioni ai fini elettorali.

 Vasco Pardini

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