domenica 21 agosto 2011

LA TRUFFA DEL PEDAGGIO


Quando esponenti del Governo come il ministro Matteoli, o amministratori locali come il sindaco di Piombino Gianni Anselmi,ci parlano del pagamento del pedaggio come indispensabile per la costruzione di autostrade, stanno mentendo o non conoscono a fondo la materia. E’ bene sapere che il costo per la costruzione e manutenzione delle strade e’ ampiamente coperto dalle tasse sui carburanti. Il gettito generato da IVA e imposta di fabbricazione e’ 20 volte maggiore della spesa media annua dell’ANAS.
Sui carburanti gravano ancora accise per compensare le spese della guerra in Abissinia del 1935, la crisi di Suez del 1956 o il disastro del Vajont del 1963, oltre ai terremoti nel Friuli e in Irpinia, soldi pubblici che potrebbero essere stornati per la costruzione di infrastrutture, senza introdurre pedaggi.
I pedaggi sono un imposta aggiuntiva sulla mobilita’, un diritto di passo di natura feudale. Il fatto che attualmente, costruzione e manutenzione delle autostrade, siano a carico delle imprese private, e che il pedaggio serva a coprire quei costi, non cambia la conclusione: il pedaggio e’ una tassa che viene ceduta all’impresa per coprire costi che potrebbe sostenere lo Stato in quanto ampiamente coperti dall’accise sui carburanti. Il concetto del project financing viene giustificato col principio “paga chi usa”. Dunque le tariffe dovrebbero consentire al concessionario di coprire, oltre ai costi correnti, l’ammortamento e un congruo guadagno del capitale investito, cosi’ al termine della concessione l’opera dovrebbe esser restituita gratuitamente allo Stato. A quel punto, secondo il principio enunciato del “paga chi usa”, la tariffa dovrebbe esser eliminata o ridotta al punto da coprire solo i costi di gestione.
Principio mai attuato dallo Stato Italiano, contenuto nella direttiva europea 2006/38, la quale prevede che i costi di costruzione possono esser gravati sui pedaggi solo per opere fatte da non meno di 30 anni.
Nel caso dei pedaggi il “paga chi usa” e’ stravolto dal fatto che su questi gravano IVA e canone di concessione, oneri fiscali che non esistono nei paesi dove le autostrade son costruite dallo Stato e gratuite per i cittadini. In Italia le infrastrutture sono finanziate in concessione e quindi gli utenti si trovano a dover pagare la costruzione dell’opera e contemporaneamente riempire le casse dell’erario pubblico tramite le imposte sopra elencate. La privatizzazione della Autostrada non fu fatta per agevolare l’ingresso di liquidi per nuovi investimenti, ma semplicemente per far cassa. In definitiva, prorogando le concessioni fino al 2038, non si e’ trattato della privatizzazione di una societa’ ma piuttosto della vendita ad un privato – la famiglia Benetton – del flusso futuro e garantito di una tassa certa: il pedaggio, che non aveva piu’ alcuna relazione con l’obiettivo nobile e sociale di finanziare e ammodernare la rete infrastrutturale.
Con queste brevi premesse diventa piu’ chiara la battaglia da fare. Dobbiamo esercitare pressione dal basso sulle forze politiche che hanno la possibilita’ di impedire questo scippo ai danni dei cittadini e di un territorio.Ricordare agli amministratori locali e ai partiti che sono d’accordo a cedere a titolo gratuito l’attuale variante aurelia alla SAT di Borgia e Bargone, che verra’ gravata in maniera ingiustificata di un pedaggio che non ha ragion di essere visto che l’opera e’ gia costruita,che sono complici di un abuso ai danni dei cittadini. L’ennesima iniqua tassa che tutti noi dovremmo pagare per garantire un flusso di cassa a fondi speculativi, banche e aziende che hanno come fine ultimo, non certo il bene comune, ma aumentare il dividendo per i propri azionisti.

Giuliano Parodi

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